domenica 16 giugno 2013

Mi suda il cervello, e nostalgie

Oggi è stata una giornata molto strana.
Mi sono svegliato tardi. E no, non è questo ad essere strano.
Mi sono svegliato con addosso una patina assurda di svogliatezza e una malinconia assolutamente inspiegabile.

Mi son messo un po' sugli appunti ma è stato un tentativo assolutamente futile. Dopo mangiato son riuscito a far durare 10 pagine di presentazione per quasi tutto il pomeriggio.

Tutta la giornata con la testa piena di pensieri, e di ricordi. Come un'infinito "momento nostalgia", quelli che ho, abbastanza frequentemente, ma dopo mezzanotte.
E quindi boh, a cercare canzoni su internet o spezzoni di cartoni animati d'infanzia.
Mi viene sempre più spesso da chiedermi: se già con soli 22 anni alle spalle sono così nostalgico, ho paura a immaginare quanto lo sarò da vecchio!

Poi, certo, in periodo di fine scuola e di maturità e inevitabile tornare al passato e al mio diploma (non ancora ritirato :D) e so già che tra non molto sarò su questo blog a cercare con le etichette i post di quei giorni, o le lunghissime conversazioni su facebook.

E, coalizzato a tutto ciò per non farmi passare gli esami, questo caldo maledetto. Sto vivendo di ventilatore e spruzzino d'acqua. Il mio cervello sta fondendo e sta sudando, è assolutamente inadatto al suo compito. Forse è per questo che mi butta fuori ricordi a caso, come le canzoncine di quando ti mettono in attesa.



E come colonna sonora non può che esserci questa, dopo aver sentito tutto l'album live.
Now I think I'm going down to the well tonight
and I'm going to drink till I get my fill
And I hope when I get old I don't sit around thinking about it
but I probably will

Il problema è che non sono old :)

lunedì 22 aprile 2013

Earth Day

Oggi è l'Earth Day, la giornata della Terra. Istituita nel '70 dalle Nazioni Unite per sensibilizzare le persone sui temi dell'ecologia e della salvaguardia degli ecosistemi.
Sono contento, a parte per la nobile causa, ma anche perché mi dà l'occasione di scrivere qualcosa che mi frulla in testa da parecchio tempo.

Ecco, per me questa giornata si dovrebbe chiamare "Humans Day". No, non perché penso che l'uomo dovrebbe fare come gli pare con le risorse naturali e l'ambiente, ma perché la lotta al riscaldamento globale, alla deforestazione, alla distruzione degli ecosistemi e al consumo esagerato delle risorse naturali non è per la Terra.


Alla Terra non frega una beata cippa, perché non può pensare, non ha una coscienza. E tra l'altro, anche se potesse non se ne preoccuperebbe lo stesso, perché la sua esistenza di sasso volteggiante nel cosmo non è assolutamente messa in discussione.
Quanto alle specie dalle quali è abitata, se ne sono già estinte oltre il 99%, credo ci abbia fatto ormai il callo.

È a noi che interessa, siamo noi esseri umani che siamo minacciati dalla nostra idiozia, dal credere che stravolgere il proprio habitat per ottenere vantaggi nel breve periodo sia una buona idea. Noi e le altre specie animali, alle quali se succede qualcosa si ripercuote comunque su di noi. Siano esse carine o meno.

Ecco perché mi viene strano quando tra ecologisti si parla tanto che il problema è l'antropocentrismo. Io non credo, per me l'antropocentrismo è ok, credo sia naturale mettersi al centro, così come fanno tutte le specie di questo pianeta. Il problema si chiama incapacità di guardare ai nostri interessi sul lungo periodo, e scaricare sulle generazioni future il nostro menefreghismo.

Ecco, volevo provare a levare un po' di patina new age (a.k.a. stronzate) all'ecologia, e inserire un po' di pragmatismo, che non fa mai male.

Se volete qualcosa di più sintetico l'ha detto George Carlin: "The planet is fine, the people are fucked!"

Se mi viene voglia di amare qualche gigantesca cosa non pensante, perché limitarsi alla Terra? Perché non l'universo?



Vedete? Non riesco a essere patriottico neanche coi pianeti!


domenica 21 aprile 2013

Sull'appartenenza e la politica

Questo non è un post sulla rielezione di ieri di Napolitano e su quanto sia stata frustrante per me. Questo post è perché non capisco, e sono frustrato di non capire.

Vedo un sacco di amici e altre persone iscritte al PD molto deluse dagli avvenimenti degli ultimi giorni, e dalla dirigenza.
Vedo fioccare gli appelli, vedo invocare a gran voce un rinnovamento, e chiedere un partito di sinistra. Ma quasi sempre accompagnato dal giuramento che mai si lascerà il PD.

È una cosa che non capisco. A parte che se chiedi un cambiamento, ma dici che comunque resterai, non vedo quanto la tua richiesta venga considerata.
Ma soprattutto quello che non capisco è l'esagerato sentimento di appartenenza ad un partito. un po' come per la nazione, sinceramente.

Sono veramente orgoglioso di avere la tessera di un partito che, al congresso fondativo, nel manifesto o nello statuto (non sono riuscito a ritrovare il pezzo, ma mi sembra proprio fosse così) dice apertamente: "se si riesce a fare qualcosa di meglio ci sciogliamo".

Ecco, in politica non capisco questo "patriottismo" e a volte mi sembra l'unico motivo per cui molte persone si ostinano a stare nel PD. Perché erano nel PCI, o è dove sarebbero state, e quindi per appartenenza bisogna per forza stare lì. Al massimo si cambiano le cose dall'interno.
Poi si creano quelle situazioni paradossali in cui i militanti cantano "Contessa" entusiasti alle feste, immaginando di essere ancora nell'altro Partito, e i parlamentari mettono il pareggio di bilancio in costituzione.

A dire il vero è esattamente come mi sento riguardo al mio paese. Io ho certamente sviluppato affetto per l'Italia, e per i luoghi dove ho vissuto e che ho imparato a conoscere come le mie tasche, ma quando sento dire "Non me ne andrò mai" semplicemente per me non è così, perché se penserò di poter stare meglio da un'altra parte, ci andrò. Non perché me ne frego, ma perché non sono COSÌ ancorato a dove sto.

Ritornando a quello che volevo dire, credo che un forte sentimento identitario in politica sia un male. Non per il partito, ovviamente, ma per la politica in sè. Perché trovo che si arrivi al punto in cui il partito è il fine, quando è sempre solo un mezzo.

venerdì 18 gennaio 2013

Pretendo un programma

Ora basta. Non ce la faccio più.


Il 25 Novembre mi sono recato a votare alle primarie di Italia Bene Comune, e nei giorni precedenti mi sono registrato, sottoscrivendo non così volentieri una carta d'intenti in parte discutibile. Ci sono ritornato pure il 2 Dicembre, turandomi il naso.
Da allora faccio, per quanto mi è possibile tra un esame e l'altro, campagna elettorale per SEL, e quindi di conseguenza per Pier Luigi Bersani.

E mi domando e dico, ma quando esce il cazzo di programma completo di coalizione?
A parte il fatto che, per come sono fatto io (e l'avevo già scritto), il programma dev'essere disponibile già PRIMA delle primarie, così uno sa se vorrà votarli e bla bla bla

Manca un mese e una settimana, io direi che è il caso di cominciare a pubblicare qualcosa, magari su https://www.primarieitaliabenecomune.it/  che invece a me risulta irraggiungibile.

No perché boh, ormai c'è quasi tutti i giorni Bersani intervistato da qualcuno, che parla di cose che hanno una certa rilevanza in un programma di governo. Alcune sono ok, altre mi fanno venire un bel mal di stomaco.


Ecco, cosa sono? Posizioni sue? Posizioni del PD? Punti programmatici di governo effettivamente derivati da un confronto tra gli alleati della coalizione?

Io ho preso parte alle iniziative di cui sopra perché, da sinistra, voglio contribuire alla vittoria di uno schieramento progressista. Non pretendo di ottenere tutto, la politica è fatta di compromessi, ma qualcosa sì. E tanto per essere chiari non mi basta una leggina sulle unioni civili per essere soddisfatto. Vorrei avere anch'io un naso come quello di Nichi e godermi tutti i profumi che sente lui, ma le cose preferisco vederle scritte.

Penso che la chiarezza sia più efficace di tutti gli appelli al voto utile che si possano fare.

lunedì 7 gennaio 2013

Chiamasi giornalismo pessimo

Oggi il Corriere, come molti altri a dire il vero, riporta in un'articolo le frasi pronuciate da Nichi Vendola ad Uno Mattina.

Titolo: "Vendola: "I super ricchi? Vadano al diavolo"

Frase reale: "I super ricchi come Gérard Depardieu vanno in Russia per non pagare le tasse ipotizzate da Hollande? Ma che vadano al diavolo"

Giusto qualche parola in meno che fa la differenza. La differenza tra la giusta rabbia per chi, avendo molto, non accetta di contribuire pagando di più per il suo paese e l'invidia per chi è ricco e l'annessa ipocrisia, visto che il presidente della Puglia non è certo tra coloro che fanno fatica ad arrivare a fine mese.

Che dire, complimentoni al più grande quotidiano italiano.

venerdì 24 agosto 2012

Cesare, Cesare

Oggi in Norvegia è stato il gran giorno, c'è stata la sentenza di primo grado per Anders Behring Breivik, il killer delle stragi di Utoya e Oslo.


L'estremista è stato condannato a 21 anni di carcere, e su internet ovviamente (in particolare su twitter con l'hashtag #Breivik) si è scatenato il coro di tutti coloro che si lamentavano di questa sentenza.

Troppo breve, si dice, rapportata al numero degli uccisi. Fatto sta che in Norvegia quello è il massimo della pena, ed è perfino prolungabile nel caso sia ritenuto un pericolo rimetterlo in libertà.

Non vedo quindi dove stia il problema. Ma forse le persone preferiscono il nostro sistema, dove le sentenze arrivano dopo millemila anni dal reato e si danno pene lunghissime per accontentare la folla inferocita per poi farli uscire tutti prima del tempo.

Cesare, scelgo te: 

A misura che le pene divengono piú dolci, la clemenza ed il perdono diventano meno necessari. Felice la nazione nella quale sarebbero funesti! La clemenza dunque, quella virtú che è stata talvolta per un sovrano il supplemento di tutt’i doveri del trono, dovrebbe essere esclusa in una perfetta legislazione dove le pene fossero dolci ed il metodo di giudicare regolare e spedito. Questa verità sembrerà dura a chi vive nel disordine del sistema criminale dove il perdono e le grazie sono necessarie in proporzione dell’assurdità delle leggi e dell’atrocità delle condanne. Quest’è la piú bella prerogativa del trono, questo è il piú desiderabile attributo della sovranità, e questa è la tacita disapprovazione che i benefici dispensatori della pubblica felicità danno ad un codice che con tutte le imperfezioni ha in suo favore il pregiudizio dei secoli, il voluminoso ed imponente corredo d’infiniti commentatori, il grave apparato dell’eterne formalità e l’adesione dei piú insinuanti e meno temuti semidotti. Ma si consideri che la clemenza è la virtú del legislatore e non dell’esecutor delle leggi; che deve risplendere nel codice, non già nei giudizi particolari; che il far vedere agli uomini che si possono perdonare i delitti e che la pena non ne è la necessaria conseguenza è un fomentare la lusinga dell’impunità, è un far credere che, potendosi perdonare, le condanne non perdonate siano piuttosto violenze della forza che emanazioni della giustizia. Che dirassi poi quando il principe dona le grazie, cioè la pubblica sicurezza ad un particolare, e che con un atto privato di non illuminata beneficenza forma un pubblico decreto d’impunità. Siano dunque inesorabili le leggi, inesorabili gli esecutori di esse nei casi particolari, ma sia dolce, indulgente, umano il legislatore. Saggio architetto, faccia sorgere il suo edificio sulla base dell’amor proprio, e l’interesse generale sia il risultato degl’interessi di ciascuno, e non sarà costretto con leggi parziali e con rimedi tumultuosi a separare ad ogni momento il ben pubblico dal bene de’ particolari, e ad alzare il simulacro della salute pubblica sul timore e sulla diffidenza. Profondo e sensibile filosofo, lasci che gli uomini, che i suoi fratelli, godano in pace quella piccola porzione di felicità che lo immenso sistema, stabilito dalla prima Cagione, da quello che è, fa loro godere in quest’angolo dell’universo.
Poi vabbè, ci sono pure tutti quelli che dicono "lasciate decidere alle famiglie degli uccisi la sentenza". Viva la giungla...
Mi permetto di ricordare questa fantastica lettera scritta da un sopravvissuto.

sabato 14 luglio 2012

Caro PD, devi scegliere

Non faccio parte del PD, e anzi sono in un altro partito.
Ma penso comunque di avere il dovere di dir loro 2 cosine.


Ho sentito che le primarie sono state rimandate di un pochino, che si faranno entro l'anno.


Ecco. Prima di arrivare al giorno in cui si terranno, fatemi il piacere di aver deciso. Di aver deciso su che programma volete puntare e con chi volete stare.
Parlate con gli altri partiti, discutete al vostro interno.


Perché, se sono primarie di coalizione, vuol dire che la coalizione deve già esserci prima che si facciano le primarie, e questo comprende confrontarsi con le differenze che ci sono tra i vari partiti in questione.


Non voglio assistere alla solita maledetta tiritera del: se vince Tizio l'alleanza è questa, se vince Caio è quell'altra. Cosa ne derivo, che c'è gente che ha votato alle primarie perché si rispecchia in un'area che alle elezioni vere non è più in coalizione? Solo io trovo che ci sia qualcosa di enormemente sbagliato in questo??


Quindi il sunto del mio pensiero è: PRIMA programma e coalizione, POI primarie.