giovedì 23 dicembre 2010

Giornata dolceamara



Mi iniziano le vacanza, che comunque dovrò passare a cercare di studiare, e la riforma dell'università diventa legge.

Macchebbello.

Vorrei solo dire una cosa, è previsto che ogni legge approvata che si occupi di una materia sostituisca quelle precedenti quindi chiedo all'opposizione di decuplicare gli sforzi per far cadere questi stronzi e poi facciamo tabula rasa di questa porcata, così come di quella della scuola.

Bisognerà far sì che sembri che queste norme sembrino mai esistite, segarle così velocemente che non debbano neanche fare un danno.

Ovviamente si lasceranno la norma anti-nepotismo (che anzi va potenziata) e il limite di mandato ai rettori, ma:

-I privati li voglio fuori a calci nel culo! Se uno vuole offrire i soldi all'università e alla ricerca perché è filantropo ben venga, e penso lo potesse già fare, ma fuori dal CDA!
-Reintrodurre immediatamente la figura del ricercatore di ruolo!
-Sborsare, scucireee! Che non si può fare una riforma a costo zero!
-Nessuno deve dover fare prestiti per andare all'università!

E guardate che se non lo farete mi incazzo come una bestia, anche se i prossimi esecutivi saranno di sinistra ma non cancellano tutto altro che "non manifestare contro il tuo governo", andrò personalmente a rompere i coglioni a ogni singolo deputato, che sarà cortesemente invitato a fottersi (e non credo che sarò da solo a suggerirlo). 

Nota pessimista. Diciamo che questo governo ce la fa e fare ricerca in Italia diventa ancora più impossibile (e mortificante, visti gli stipendi) di quanto non sia ora. Benissimo, sapete cosa vi dirò? Grazie. Grazie di avermi dato una buona scusa per andarmene da questo paese di merda, pieno di gente di merda. Perchè se c'è tanta gente che si sbatte per ciò in cui crede ce n'è molta di più che pensa solo ai cazzi suoi e a fregare più gente che può, accumulando e fregandosene degli altri. Vaffanculo.

Ultima cosa, una citazione che avevo già postato in occasione della riforma della scuola, ma che mi sento di ricondividere (anche se è meno adatta):

"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora il partito dominante segue un'altra strada. Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. [...] Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. (Piero Calamandrei, dal discorso al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale, Roma, 11 febbraio 1950)

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