martedì 25 maggio 2010

A volte in internet si trovano delle cose meravigliose

Come questa risposta ad una domanda su Heidegger fatta su Yahoo Answers:

Mmmm... A dirti la verità non mi è mai andato a genio (eppure mi sono sciroppata tutto "Essere e tempo", il suo "Nietzsche" e parecchi saggi: se l'appetito vien mangiando...). Sarà quella mania di ridefinire il nome delle cose più semplici con parole munite di trattini, sarà che il vivere per la morte non lo reggo (come la "gettatezza": brrr, orrore e raccapriccio... Il termine, non il concetto: quello è abbastanza chiaro), sarà che non si riesce a capire se il suo esistenzialismo sia esistenzialismo o puro esibizionismo/equilibrismo linguistico tra concetti filosofici inspiegabili che lui rende ancora più inspiegabili, sarà che almeno all'inizio si è biecamente approfittato del regime hitleriano per liberarsi di tutti gli avversari accademici di origine ebraica (ma non disdegnava di scoparsi una sua studentessa ebrea, cioè Hannah Arendt, che tra l'altro era molto più in gamba di lui), salvo svegliarsi e pentirsi in seguito quando lasciò la cattedra per difendere due colleghi contrari al regime (iniziava a rendersi conto che nemmeno le sue idee potevano andare troppo a genio a Hitler & C.?), sarà che un po' mi fa venire in mente quel tizio, hai presente ne "La vita è bella" di Benigni, quel professore che quando lui gli chiede, disperato, di salvare la vita a lui e alla sua famiglia risponde con un indovinello? Ecco... Heidegger mi ha sempre dato l'impressione di "trascorrere nell'esistenza" esattamente in quel modo, come se fosse una cosa che lo riguardava da lontano, un enigma di cui approfondisce alcuni concetti mutando punto di vista (ma senza fornire risposte - come direbbe Cartesio - che diano luogo ad idee chiare e distinte) e soprattutto trasformando il lessico, come se questo potesse cambiare il problema in sè: da questo punto di vista preferisco mille volte Wittgenstein, altrettanto oscuro (ma per necessità, essendo un logico), giunto probabilmente alle stesse conclusioni circa la capacità umana di descrivere (e magari comprendere) l'esistenza, ma che a quel punto ha preferito studiare i codici e non continuare a scervellarsi sui "nomi" da dare alle cose. Heidegger per me finge di rispondere, ma di fatto riformula le domande; e il peggio è che gli studenti innamorati delle sue teorie (o forse più del suo strano linguaggio) finiscono per non capire che la sua poteva essere un'ulteriore apertura allo studio dell'essere e invece le prendono per risposte definitive. Non so se mi spiego. Di certo mi sono già attirata tutto l'odio di milioni di answeristi... Scusatemi, mi sa che non sono abbastanza profonda per capire Martin Heidegger. Limite mio: se qualcuno mi dimostra il contrario, ha tutta la mia stima!  


(myriam)


Cosa dire di più? Non serve citare gente famosa, c'è tanta genialità tra noi comuni mortali. Non avrei saputo in alcun modo dirlo meglio.

Nessun commento:

Posta un commento